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(quel giorno) fui colto da una folgorazione, di quelle troppo geniali per essere ignorate. prima l'idea e solo dopo, ovviamente, la sua giustificazione: in un contesto così fortemente categorizzato, perchè limitarsi alle etichette concettuali? perchè non incorporare qualcosa propria dell'organizzazione mentale o dell'informazione automatica nella realtà tangibile?
che ho fatto quindi? ho scelto degli oggetti della stanza ma non solo: elementi, arrangiamenti. ho stampato e ritagliato su bigliettini di carta i loro nomi e li ho affissi coerentemente.
ora un foglietto con su scritto "anta #2" è posto su un'anta del mio armadio, due gufetti in ceramica sulla libreria recano la didascalia "due gufi", un etichetta "elemento bidimensionale fisso" è applicata al battiscopa nell'angolo nord-est e così via...
in particolare, da una pila di libri, predisposta inelegantemente a terra per ricordarmi l'enorme mole di letture arretrate da smaltire, spunta un foglietto con su stampato: "pila di libri"...
e che il cielo mi fulmini se dopo solo qualche anno non mi sono imbattuto, nella dashboard di tumblr, in un curioso termine giapponese.
tsundoku : comprare libri e non leggerli. lasciare accumulare libri non letti su mensole, pavimenti o comodini.
che dire... i giapponesi hanno una parola per tutto, certo, ma allora non sono l'unico stronzo perchè qualcuno ha addirittura coniato un termine.
Accuso l'idioma italico per non averlo tra i suoi, lasciandomi tormentare per anni nel dramma della passività e oggi quando lo stolto comincia a percepire gli effetti del mercato "libero" sulla sua vita inconsapevole, che pur perseguita a tacciare come complottista la teoria secondo cui questi sono solo gli effetti a lungo termine di un piano congeniato decenni fa, che pure non comprende come in un era di scarsa rappresentanza democratica l'atto più politicamente rilevante che gli resta è l'arbitrio su come spende il suo denaro, arriva almeno a chiedersi, i personaggi che ha votato a rappresentarlo, quale posizione hanno o avevano nei confronti del capitalismo?
Nel frattempo gli occupanti della nave spaziale decidono di restare in orbita, mantenendo l'occultamento...
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Chiude Blockbuster, é la fine di un'epoca ed io, che non avevo neanche mai fatto la tessera, ora covo il disagio di essere già tra quelli che lo zeitgeist li sfiora. sacripante! ci sono mai stato dentro il flusso o sempre comunque ai margini? difficile capire quando stai assaporando lo spirito dei tempi o quando stai solo seguendo pedissequamente la moda... d'altro canto le due cose non sono mai del tutto distinte.
Comunque Blockbuster era brutta e cattiva, che ci sarebbe da rallegrarsi per la sua soccombenza se non fosse avvenuta ad opera di mostri ben peggiori; ecco quindi la rivincita: stare ai margini del flusso, oggi poi che difficilmente é spontanea emanazione della cultura collettiva - più probabilmente empio trend imposto da strateghi del marketing a uso della sempre odiata e mai troppo poco denunziata elite dei capitalisti, é quantomai motivo di personale orgoglio.
Tutto si riduce al solito vecchio dilemma: "sei dentro o sei fuori? e se lo sei perché lo sei e sopratutto sai di esserlo?" meglio dentro e all'erta. Lo sapeva bene Andrea Pazienza, che per un po' c'è stato.
oh... quanto agonizzavo io negli anni novanta, medio ascoltatore di radio FM, quando 'seguivo' la musica contemporanea, costretto a sorbirmi merda su merda stratificarsi nell'ansiosa attesa di sentir passare ciò che ancora, a malapena, si salvava. Era il periodo di incubazione del disastro musicale delle decadi a venire ed ero piuttosto irrequieto... oggi, almeno su quel fronte, ho ben altre più nobili ansie.
Quale morale si profila quindi per il giovane alle prese con la più ardua delle battaglie? La risposta potrebbe risiedere in un bizzarro termine giapponese...
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Al mio rientro a casa era tutto... parzialmente sbagliato. Dall'androne del palazzo fino al soggiorno: l'arredo apparteneva al passato; ad un passato che in larga parte ricordavo. Nessuno sembrava rendersene conto ma io serbavo un asso nella manica. L'uomo moderno non è impreparato e non verrà sopraffatto dalla sgradita visita di una distorsione spazio-temporale abusiva. Essa non lo condurrà alla follia, non lo esporrà al pubblico ludibrio - fino a che avrà carica sufficiente nella batteria.
L'Homo Tecnologicus ha in dotazione una straordinaria serie di sensori, per la prima volta nella storia del suo genere.
Registrerà tutto, meticolosamente, fotograferà ogni angolo, registrerà suoni, appunti. Tutto memorizzato fino a quando avrai trovato la decenza di lasciare questo piano di esistenza, verso qualche altro ordine da scombinare, qualche altra anima da spingere nel caos. Ma non me, questa volta ti è andata male, aborto indeterministico della sacra struttura, questa volta avrò le prove...
Galvanizzato dalla mia pronta contromossa fotografavo furiosamente le vecchie cassette postali a cui non arrivavo da bambino e il segno lasciato dai quadri tolti prima di ridipingere la parete, il telefono a disco e quello strano mobile che non è neanche mai stato in casa nostra: era di qualche parente... no, forse mi sbaglio... in effetti non so nemmeno cosa sia.
Un passo indietro per l'ultima panoramica: alla casa impossibile che odiavo ancor prima di renderne stupore, alla casa che non sarebbe dovuta essere, tale per un' anomalia dello spazio-tempo e non l'immagine allucinata di una mente priva di governo.
Sospiro per il sollievo, mentre richiamo i miei dati - che ho ancora un po' di carica - per un ultima soddisfatta ricapitolazione. D'un tratto qualcosa mi morde allo stomaco... le foto sono tutte mosse, sfocate! il touchscreen non si è attivato al momento giusto, quante volte ho fotografato la mia stessa manica? ho scattato troppo poco... dovevo risparmiare batteria...e gli appunti ? non sono da nessuna parte? un errore di scrittura, dannate memory card... non è venuto niente! nessuna prova, non mi crederanno mai, non mi crederà nessuno...
E' passato qualche giorno e nulla è successo, di importante, o tale da collegarsi all'anomalia. Penso che dovrei acquistare una batteria di riserva o una più capiente. La prossima volta sarò pronto.
fine
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Il lettore è incredibilmente piccolo.
Ne ho sempre avuto consapevolezza: la tecnologia in commercio non potrà mai essere al passo con lo stato tecnologico più avanzato, ovviamente.
Ma ho acquistato solo qualche giorno fa quello che credevo il più sofisticato walkman [1] disponibile sulla piazza: poco più ingombrante di una cassetta, servocontrolli e autoreverse, equalizzatore grafico, radio FM digitale... e ora mi trovo tra le mani questo gingillo, che pesa poco più di 10 grammi e che posso chiudere nel mio pugno...
Il lettore ha una ingresso jack su un lato (in dotazione un cavetto di circa 3 cm che dovrebbe servire a collegare il TicToc ad un componente ausiliario, un PC, ma non riconosco il connettore... USB [2]??)
Ho collegato gli auricolari e premuto il tasto (ce n'è uno solo, avvia la riproduzione e la interrompe, alternativamente) e... per giove! la qualità del suono è straordinaria, nessun fruscio o rumore di fondo, virtualmente pari a quella di un compact disc - e qui il mistero si infittisce: pur non conoscendo i brani memorizzati nel lettore (incredibilmente capiente! ho misurato ben 5 ore di musica per la bellezza di 6 album completi [3]) giurerei di riconoscere gli artisti. forse inediti non ancora pubblicati?
Senza l'aiuto del manuale accluso non sarei mai stato in grado di padroneggiare quanto segue, e il mio sincero plauso va ai progettisti per aver pensato "fuori dalla scatola". Il lettore è in grado di "sentire" la posizione in cui si trova: quando è rivolto verso l'alto, verso il basso o in orizzontale; a seconda dell'orientamento il pulsante agisce sul volume o sull'avanzamento dei brani, ma non finisce qui: in qualche modo si accorge quando viene scosso con una certa intensità e quanti scuotimenti riceve: al numero di questi movimenti corrisponde l'attivazione di funzioni particolari.
Il monitoraggio avviene tramite una voce preregistrata che invia - direttamente in cuffia - dettagliate descrizioni sulla modalità in cui ci si trova. Grazie a questo sistema è possibile controllare tutte le funzioni di riproduzione con un singolo tasto.
Pensato per un utenza giovanile e dinamica, il Samsung Tic Toc ha tutti i numeri per diventare il gadget ideale futuribile di ogni teen-ager del pianeta.
Fatico ad immaginare bande di ragazzi, cuffie indosso, presi a shakerare un cubetto di plastica e il Tic Toc non può che essere, allo stato attuale, un prototipo... ma se è in qualche modo un indizio sulla direzione futura prossima dell'audio portatile, questa branca dell'elettronica di consumo rischia di diventare tremendamente interessante.
slovo, luglio 1993
[1] Aiwa HS-T55.
[2] Lo standard USB si è evoluto attraverso diverse versioni dopo il suo rilascio ufficiale nel 1995.
[3] in realtà , con 2GB di memoria flash, il Tic-Toc ne conterrebbe molti di più.
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piccola guida al cinema di fantascienza non mainstream degli ultimi anni, ovvero i film che la grossa distribuzione ha tristemente dribblato (o quasi) ma che ogni sci-fi-aholic* dovrebbe recuperare per vivere felice.
Il talento scorre copioso nelle vene del giovane Duncan Jones, figlio d'arte di tanto padre. Il suo crescente successo lo porterà presto a compromettersi ma nel frattempo sta lavorando più che egregiamente. Consigliatissimi i suoi due lungometraggi Moon (2009) e Source Code (2011).
Una nutrita schiera di fan (di cui fa parte anche l'eccentrico Sheldon Cooper di "The Big Bang Theory") non si è ancora rassegnata all'interruzione di Firefly nel 2002. Se non altro, un "finale" lo ha avuto: Serenity, diretto dallo stesso Joss Whedon nel 2005 è di certo una delle migliori pellicole sci-fi degli anni 2000. Questo per quanto riguarda la qualità ...
Pandorum (Christian Alvart, 2009) è claustrofobico, teso e cerebrale... e con un finale degno. The man from earth (Richard Schenkman, 2007)... non credo abbia avuto un passaggio nelle sale italiane... si potrebbe definire fantascienza concettuale: niente effetti speciali o ambientazioni hi-tech, il film è un lungo dialogo tra un gruppo di persone che tentano di smontare la stravagante tesi del loro amico John Oldman (nomen omen).
Non si può dire di avere una completa visione quadrimensionale senza aver visto (e capito!) Primer (Shane Carruth, 2004). Pellicola indipendente, girata con pochi soldi ma sorretta da un'idea originalissima, verte sui viaggi temporali. Lo svolgimento è talmente complicato da rendere molto utile (se non necessario) consultare uno schema delle intricate timeline che si srotolano nel film: lo trovate qui. Purtroppo, ad oggi, non esiste un doppiaggio italiano. ergo subs.
Per onorare i riusciti cross-over con la commedia divertente segnaliamo: Galaxy Quest (Dean Parisot, 1999. rimasto a me sconosciuto fino alla recente provvida segnalazione del signor G.) E' un'irresistibile parodia del celebre universo Star Trek, sia lato fiction che lato fandom ;-) e l'arguto Idiocracy (Mike Judge, 2006) che affronta in maniera demenziale il problema (serio) dell'impoverimento culturale e intellettivo.
Un pretesto fantascientifico fa da sfondo a vicende drammatiche e iper-romantiche in Eternal sunshine of the spotless mind (Michel Gondry, 2004) e Never let me go (Mark Romanek, 2010). Non ci si lasci ingannare dalla leggerezza dei titoli italiani: (rispettivamente 'Se mi lasci ti cancello' e 'Non lasciarmi' - e lasciatemi stendere un velo pietoso) entrambi i titoli intersecano con grazia pesanti questioni etiche con sentimenti molto 'veri' e molto 'umani'.
Lascio per ultimo Children of Men (I figli degli uomini, Alfonso Cuarón, 2006) perchè non riesco a ricordare se l'ho visto o meno. dicono sia bello.
Terminiamo, per completezza, con un warning: non tutti i film semi-sconosciuti sono per forza belli... se durante la ricerca di gemme dimenticate doveste imbattervi nei seguenti titoli: Ultimatum alla Terra (The Day The Earth Stood Still, Scott Derrickson, 2008), Invasion (Oliver Hirschbiegel, 2007), Mimzy, il segreto dell'universo (The Last Mimzy, Robert Shaye, 2007)... scaldate le gondole warp!